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Talenti: giovani promesse nel calcio di oggi

Lo scouting e l'importanza di abbinare la parte tecnico/tattica a quella mentale

 

Il gioco del calcio rappresenta una disciplina sportiva tra le più diffuse e conosciute, che conta un elevato numero di praticanti in tutto il mondo. L’estrema facilità alla sua pratica consente a chiunque di potersi avvicinare a questa disciplina, inoltre il ruolo dei mass media negli ultimi decenni ha contribuito in maniera fondamentale alla sua diffusione anche in quelle realtà lontane dal mondo sportivo-calcistico.

Con il passare dei decenni il gioco del calcio è mutato anche dentro il rettangolo di gioco. Siamo passati da un gioco orientato all’abilità tecnica con scarso interesse alla potenza fisica, ad un’attività prevalentemente basata sul potenziamento muscolare e sulla velocità.

Il cambiamento si può notare facilmente pensando al passaggio da campioni degli Anni 60-70 come Gianni Rivera, a fenomeni moderni come Cristiano Ronaldo, il primo rappresenta la classe sopraffina e la completezza tecnica del gesto, il secondo la potenza fisica. Oggi il gioco del calcio è una disciplina di tipo intermittente a carattere aerobicoanaerobico misto, caratterizzata da un’elevata componente situazionale che determina molteplici attività differenti nell’arco della gara, che portano l’atleta ad avere grande conoscenza delle sue abilità fisiche ma anche e soprattutto mentali.

Vi è una continua alternanza di fasi di gioco a bassa e media intensità e fasi dove l’intensità richiesta è elevata o vicino al massimale, esse pertanto sollecitano processi di adattamento continui a stimolazioni sempre diverse.

Da qui si capisce come questo sport si alimenti di tante situazioni e condizioni diverse nell’arco di una stessa partita, difficilmente prevedibili. Il calciatore deve pensare nello stesso istante a sé stesso, determinando la propria posizione in campo e le proprie azioni, ai movimenti dei suoi compagni e degli avversari, alla palla, elemento imprescindibile. Questo richiede una grande dose di energia mentale, solo un atleta preparato ed allenato alla gestione delle proprie energie mentali, può gestire al meglio le emozioni di un’intera gara, soprattutto ad alti livelli e quando ci sono in palio obiettivi molto imporntati, come una coppa o il vertice della classifica in campionato.

Tutto può essere amplificato dalle direttive dell’allenatore, dall’operato dell’arbitro, dal continuo ‘rumore’ del pubblico presente e dalle possibili condizioni atmosferiche non ideali. L’atleta che riesce a combinare tutti questi aspetti, che assume in tempi brevi la giusta decisione, che esegue il giusto gesto tecnico-coordinativo, fornisce il valore aggiunto alla squadra. Ci sono tantissimi bravi calciatori, ma esistono pochissimi Campioni, o meglio sono pochissimi i ragazzi che lo diventano.

Esistono oggi diverse definizioni di talento:

  • quella speciale condizione psicofisica e della prestazione in generale, che attraversa un certo stadio evolutivo, e che lo pone rispetto alla media dei suoi coetanei, al di sopra di essa” (Weineck)

  • si intendono innate capacità e consentono ad un soggetto di mettere in mostra eccezionali doti, durante performance che richiedono speciali abilità” (Malina)

 

  • Un talento è una persona con valori di sviluppo superiori alla norma in prestazioni rilevanti per un determinato sport sotto condizioni ambientali favorevoli” (Hohmann)

 

Il direttore sportivo e i vari scout devono essere in grado di saper effettuare in modo corretto le ricerche, anche usufruendo dei data base informatici, trovando il calciatore con le caratteristiche richieste dal proprio allenatore.

Nel calcio del ventunesimo secolo l’obiettivo primario di un osservatore è quello di sbagliare il meno possibile. Per individuare un bravo scout, secondo i canoni odierni, non bisogna considerare quanti giocatori di alto livello abbia segnalato, ma, al contrario, quante valutazioni abbia sbagliato, causando potenziali o reali investimenti errati da parte del club per il quale lavora.

Partendo dall’evidenza che sia molto difficile riconoscere il Talento in modo evidente in età precoce, diciamo che ci sono alcuni indicatori che ne permettono, ai professionisti del settore, l’individuazione. Questi indicatori forniscono una base di lettura di chi, probabilmente in fase successiva, potrà avere successo in questo determinato sport.

Sicuramente sono pochi gli individui in possesso di Talento rispetto al numero dei praticanti, se tutti i bambini avessero talento, non ci sarebbe modo di discriminare e spiegare il talento.

Storicamente l'individuazione dei soggetti promettenti era legata solo allo alla valutazione soggettiva dell’allenatore, seguendo un’immagine preconcetta del giocatore ideale.  Tuttavia, è ormai accertato, che un approccio del genere utilizzato in isolamento può comportare errori di valutazione ripetitivi nei processi di identificazione del talento e può mancare di consistenza.

Oggi i vari club di calcio professionisti, si basano sulla valutazione personale di scout e allenatori unita a contributi scientifici. La valutazione personale viene riportata in schede che includono una lista di criteri chiave da seguire quali TIPS (Talento, Intelligenza, Personalità, Velocità), SUPS (Velocità, Comprensione, Personalità, Abilità), TABS (Tecnica, Attitudine, Equilibrio, Velocità). Come è facile notare di sono elementi nelle schede che sono riferiti alla parte mentale come ad esempio: personalità, intelligenza.

Fattori mentali come:le abilità cognitive-percettive (l'attenzione, l'anticipazione, il processo decisionale, il pensiero creativo e le competenze e la personalità del ragazzo (la fiducia in sé stessi, il controllo dell'ansia, la motivazione e la concentrazione).

Queste caratteristiche sono spesse affidate sempre all’analisi iniziale degli scout, che pur avendo grande esperienza nel settore ed anche sesto senso, senza un’adeguata preparazione non hanno mezzi operative per valutare oggettivamente, il livello di motivazione intrinseca ed estrinseca oppure il livello di ansia e stress che il ragazzo raggiunge in determinate situazioni.

Il giocatore di talento possiede caratteristiche di personalità che facilitano l’apprendimento e la formazione e aiutano a sostenere la competizione con altri.

I ricercatori hanno in genere riferito che i giocatori di talento mostrano maggiore attenzione, prestano maggiore impegno nell’allenamento e sono meno inclini ad ansia, sia prima che durante la competizione. Inoltre, sono in grado di utilizzare diverse strategie psicologiche, sono più motivati, riescono meglio a mantenere la concentrazione durante le prestazioni e dimostrano una maggiore fiducia in sé stessi.

Il poter avere il supporto di un mental coach sportivo, può essere oggi il giusto supporto per uno scout, per un allenatore e per l’intero team per allenare a costruire la giusta motivazione, gestire l'ansia, la concentrazione. Punti di forza, energia, concentrazione, attivazione possono essere allenate attraverso una formazione adeguata. Un approccio per l’identificazione del talento comporta anche l’analisi delle capacità cognitive del giocatore.

Differenze consistenti emergono quando i giocatori abili e meno abili sono testati sulla anticipazione e sulla loro capacità decisionale. Spesso per i ragazzi è determinante incontrare sul proprio cammino le persone giuste, che valorizzano un atleta piuttosto che un altro, credendo fortemente in lui. Le qualità Mentali, Fisiche e Tecniche sono alla base.

In Italia negli ultimi anni, sono sempre meno i giovani calciatori che riescono ad imporsi ad alto livello, una tendenza che, a mio avviso, deve assolutamente cambiare. Le statistiche e i risultati a livello giovanile, in generale, in campo Europeo e Mondiale, non sono soddisfacenti, in Italia peggio ancora e sono sempre meno i giovani che riescono a debuttare in Prima Squadra, spesso “vittime” del senso tattico del proprio Tecnico, portato a privilegiare la ricerca del risultato fine a se stesso, piuttosto che valorizzare il potenziale individuale e le performance dei ragazzi più giovani e promettenti, magari sacrificando un pizzico di esperienza in più. Ragazzi che sicuramente hanno grande motivazione, ragazzi che si impegnano in ogni allenamento, spesso senza ricevere parole di stima, fondamentale per supportare il livello di autostima, spesso messa in crisi dai ragazzi stessi dal loro dialogo interiore.

Ciò che considero fondamentale è il rapporto ‘mente-corpo’, valutando in particolare le capacità cognitive, la forza massimale, esplosiva e in special modo le abilità condizionali e coordinative.

Nella maggior parte dei casi, atleti in possesso di una tecnica rilevante, non riescono subito ad esprimersi appieno proprio per la difficoltà di entrare nel nuovo team, sentendosi spesso “sotto esame costante”. Un altro aspetto su cui comunque si può andare a migliorare con lo sviluppo e l’Allenamento mentale e con un’adeguata formazione sulla comunicazione fornita agli allenatori ed ai membri dello staff tecnico. Concludo dicendo che ci sono ulteriori dettagli che difficilmente sfuggono agli occhi attenti ed esperti di un autentico mental coach.

Per ottenere risultati diverso è necessario mettere in campo azioni diverse.

Credo che ci voglia più coraggio e competenza, sia da parte di chi allena, sia da parte di chi ‘dirige’, da parte degli scout che vanno a selezionare quelli che saranno, o dovrebbero essere, i Campioni del futuro. Penso che l’inserimento della figura di un mental coach in ogni società sia fondamentale per cercare di metterci al passo con gli altri Paesi europei e non solo. Anche se tutto passa e passerà dagli investimenti che il nostro Calcio deciderà o meno di fare per dare una svolta a tutto il movimento Giovanile nazionale. Rinnovare strutture, centri sportivi, sovvenzionare le Scuole Calcio e i Centri Tecnici può essere il punto di partenza verso la ripresa di quello che considero il Settore in assoluto più importante di questo sport meraviglioso.

 

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  Scritto da Claudio Casale il 01/06/2022
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