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Edizione provinciale di Torino


Sorrisi in coppia per le rappresentanti di serie A sotto la Mole

 

Un Torino sempre più autorevole vince e convince sull'insidioso campo della Sampdoria proseguendo nel suo percorso di crescita e di risalita in classifica. La Juventus smaltisce la delusione per la rocambolesca sconfitta in Supercoppa e, pur non brillando, regola all'inglese l'Udinese allungando la sua striscia di risultati utili consecutivi e restando salda in zona Europa. Il sabato degli anticipi di campionato ha di nuovo regalato sorrisi in coppia alle due rappresentanti del calcio sotto la Mole.

Ad aprire le danze sono stati nel tiepido pomeriggio genovese i granata, sempre più compagine plasmata ad immagine e somiglianza del verbo calcistico predicato dal suo tecnico croato. Ai dettami tattici applicati con precisione in campo, indice di un'identità ormai interiorizzata, si va sommando una crescente personalità che ha portato la squadra a non disunirsi e a reagire dopo il repentino svantaggio, prendendo progressivamente in mano le redini dell'incontro sino a ribaltarlo con merito nella ripresa.

Davanti ad un Milinkovic-Savic piuttosto impreciso, "complice" col suo errato disimpegno della rete doriana siglata da Caputo, si disimpegnavano con sicurezza Zima, Bremer e Rodriguez; la regia nella zona nevralgica era affidata a Lukic e Mandragora, mentre sulle corsie esterne diventavano protagonisti di giornata Singo e Vojvoda al pari dei trequartisti Praet e Brekalo, chiamati a finalizzare e a supportare il terminale offensivo Sanabria.

Primi squilli granata di Vojvoda e Praet neutralizzati da Falcone, poi il "pasticcio" difensivo che consegnava il vantaggio ai blucerchiati. La squadra di Juric ricompattava subito le fila e cominciava a macinare gioco sfruttando le fasce laterali per allargare l'avversario e favorire gli inserimenti dei centrocampisti. Proprio da una "specialità della casa" giungeva il pareggio, grazie ad una combinazione da quinto a quinto in cui Vojvoda scodellava un assist al bacio per la seconda incornata vincente di Singo in altrettante partite. Di marca granata anche il finale di tempo e solo la reattività di Falcone sulla deviazione di Askildsen negava a Brekalo la gioia del gol.

Il crescendo torinista continuava nella ripresa. Archiviato lo spavento dopo il salvataggio di Rodriguez su colpo di testa di Thorsby successivo al secondo svarione del portiere granata, la squadra di Juric assumeva il controllo dell'iniziativa in virtù di un buon pressing che favoriva il recupero palla. Triangolazioni veloci, inserimenti e fughe sugli esterni facevano il resto. Il nuovo e definitivo vantaggio era frutto di un altro marchio di fabbrica del Toro: ovvero inserimento nello spazio della mezz'ala Lukic e finalizzazione ancora di testa (con brivido per il pallone che usciva da un buco della rete) del trequartista goleador Praet, spietato ex (nella foto di www.torinofc.it). Epilogo dell'incontro equilibrato, con la squadra di D'Aversa più propositiva alla ricerca del pareggio mancato da Quagliarella (suo malgrado in versione ex dal cuore tenero) e il Toro che non riusciva a chiudere i conti con Singo, Sanabria e Pjaca. Il triplice fischio suggellava i meritati tre punti dei granata, chiamati domenica prossima a ripetersi nel turno casalingo contro il Sassuolo.

Ancora scottato dall'incredibile serie di errori difensivi che all'ultimo respiro dei supplementari ha consegnato la Supercoppa all'Inter, vanificando la possibilità di giocarsi il trofeo ai rigori in coda ad una gara di sofferenza pura, a tratti di manifesta inferiorità, in cui la Juventus con umiltà e coscienza dei propri limiti era comunque riusciata ad ingabbiare la nuova dominatrice della scena italiana, mister Allegri festeggiava contro l'Udinese la sua trecentesima panchina in bianconero facendo sempre più di necessità virtù ed intascando altri tre punti utili a classifica e morale.

Se da un lato la striscia utile si è allungata e la porta è tornata a restare inviolata (sicuro Szczesny nelle poche occasioni in cui è stato chiamato in causa), dall'altro la Juve ha continuato a evidenziare i propri limiti ormai cronici, fatti di caratura tecnica e personalità non adeguati in troppi dei suoi interpreti, difficoltà a sviluppare e concretizzare la manovra e pericolosi cali di tensione questa volta non sfruttati da un avversario estremamente rimaneggiato e sterile sul fronte offensivo.

Contro i friulani è stato De Ligt a guidare la difesa, mentre Rugani ha mostrato troppe incertezze. Sugli esterni alla continuità di Cuadrado ha fatto da contraltare la prova tentennante e poco incisiva di Luca Pellegrini (preferito ad uno svagato Alex Sandro, da troppo tempo in calo verticale di rendimento), rilevato da un più redditizio De Sciglio nel corso della ripresa. Nel settore nevralgico più lucido e meno compassato del solito Arthur (ammonito e rimpiazzato dopo l'intervallo dal lineare Locatelli), pimpante e volitivo McKennie, determinato Bentancur, deludente Kulusevski, così come il suo sostituto Bernardeschi. Luci ed ombre amche in avanti, dove al polemico e rabbuiato Dybala, prezioso regista offensivo e finalizzatore libero di svariare su tutto il fronte, non corrispondeva una prestazione altrettanto positiva di Kean, ancora lontano dal riuscire ad incidere (meglio Morata a partita in corso).

Due le armi con cui la Vecchia Signora cercava di scardinare il compatto e fin troppo remissivo schieramento friulano. Da un lato il movimento della palla alla ricerca del cambio di fronte del gioco per sorprendere gli avversari, dall'altro le triangolazioni per vie centrali. Il tutto era però ostacolato da un ritmo non elevato, nonostante il quale il tocco di Kean riusciva a smarcare Dybala per la rete del vantaggio con mancata esultanza che getta ulteriori ombre sul rinnovo del contratto dell'argentino.

Dopo l'intervallo i bianconeri, anziché spingere per chiudere la partita, rifiatavano, abbassavano ancora ritmo e baricentro e venivano sorpresi dalla volitiva Udinese, palesando le solite, eccessive, insicurezze. Il risultato restava così pericolosamente in bilico sino ad una decina di minuti dalla fine, quando un cambio di fronte da manuale di Dybala pescava sulla sinistra l'avanzante De Sciglio, il cui cross veniva insaccato di testa dal perfetto inserimento del texano, alleviando ad Allegri qualche sofferenza e qualche urlo (percepito nitidamente dati i soli cinquemila spettatori imposti sugli spalti) nell'epilogo dell'incontro. Compiuto un altro passo in avanti in campionato, la Juve dovrà affrontare ora un nuovo doppio esame fondamentale per il prosieguo della sua stagione. Martedì riceverà la Sampdoria negli ottavi di finale di Coppa Italia e domenica sera farà visita al Milan.

 

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  Scritto da Luca Ceste il 17/01/2022
 

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