Turno di serie A amaro per Juventus e Torino
I bianconeri si arrendono all'Atalanta, i granata si inchinano in casa della Roma
Settimana nera per la Juventus, che prima subisce una dura lezione dal Chelsea in Champions League al termine di una trasferta londinese affrontata con inspiegabile atteggiamento da gita turistica, poi viene travolta dall'indagine sulle plusvalenze, quindi ripiomba nella dura realtà del campionato, in cui è apparsa quasi impotente di fronte alla pratica e solida Atalanta, perdendo al termine di una serata da dimenticare anche Chiesa per infortunio.
Sull'altra sponda del Po calcistico torinese si è invece assistito al solito copione da trasferta, con i granata che hanno mostrato all'Olimpico di Roma buona personalità e convinzione nei propri mezzi mettendo a lungo in difficoltà i giallorossi, ma risultando ancora una volta sterili in fase realizzativa e pagando dazio alla prima occasione creata dagli avversari. La squadra di Juric è stata così sconfitta con il minimo scarto per la quarta volta consecutiva lontano dalle mura amiche, tornando a casa con i complimenti generali ma senza punti in tasca, e venendo accomunata ai "cugini" nella sfortuna con il problema muscolare occorso a capitan Belotti.
Nell'anticipo del sabato anche la Dea bergamasca è entrata nel club (ormai non più tanto ristretto) delle squadre che hanno sbancato l'Allianz Stadium, espugnando in campionato dopo la bellezza di 32 anni il terreno dei bianconeri, altro dato che deve fare riflettere su livello pericolosamente basso in cui è precipitata attualmente la Vecchia Signora.
Primo tempo con qualche fiammata degli juventini, che però hanno patito il pressing alto degli uomini di Gasperini, risultando nell'ennesima circostanza imprecisi nel palleggio e nella rifinitura, inferiori agli avversari sul piano del ritmo, slegati tra i reparti e soprattutto privi di idee per fare breccia nella retroguardia orobica. La fuga di un appannato Chiesa rimontato da Toloi, unica estemporanea occasione creata assieme ad un placido sinistro a giro di Dybala terminato a lato, e soprattutto la combinazione fra palla persa a centrocampo e distrazione di una difesa mal posizionata (De Ligt nella fattispecie il colpevole) nell'azione che ha portato alla rete rete decisiva dell'implacabile Zapata, testimoniano in maniera tangibile la crisi tecnico-tattica e di atteggiamento mentale che sta attanagliando i giocatori di Madama.
Nella ripresa l'Atalanta, dimostrando in pieno una maturità da grande squadra raggiunta da tempo, è diventata quasi "allegriana", ovvero cinica nell'abbassarsi chiudendo i varchi e lasciando l'iniziativa ai confusi rivali, per rifiatare con pungenti manovre di rimessa fino a portare a casa "di corto muso" la storica vittoria.
Dal canto suo la Juventus, all'interno di una girandola di cambi dettati in parte dalla necessità e in parte dalla "disperazione" di un tecnico che sembra non sapere più a che santo votarsi per spronare i suoi e cambiare rotta, ha almeno cercato di reagire. Le azioni si basavano però più sulla forza dei nervi che altro, con la mancanza di lucidità, la scarsa caratura tecnica, l'assenza di un terminale offensivo risolutivo, una "cattiveria" agonistica nei momenti cruciali ormai assente, la bravura di Musso su Rabiot nell'unico tiro in porta porta ricevuto e un pizzico di sfortuna (parte alta della traversa colpita dalla punizione di un sempre indecifrabile Dybala) hanno fatto il resto. Martedì i bianconeri tornano in campo a Salerno nell'anticipo del turno infrasettimanale. Obiettivo minimo evitare di regalare punti anche alla cenerentola campana, evitando una nuova figuraccia.
Posticipo domenicale amaro per il Torino, sempre in versione "vorrei ma non posso", o meglio, "non riesco". I granata sono scesi in campo all'Olimpico contro la Roma della volpe Mourinho con buon piglio, mantenendo a lungo l'iniziativa, specie nel primo tempo in cui si sono anche resi pericolosi con Praet e Belotti. Se da un lato l'assetto tattico imperniato su una solida difesa a tre, un centrocampo a quattro dove si è tornato ad apprezzare le sgroppate sulla corsia di destra di Singo, due tre quartisti "inventati" quanto efficaci come Praet e Brekalo rappresenta una certezza per il contenimento delle iniziative rivali e lo sviluppo della manovra fino alla trequarti avversaria, dall'altro il tallone d'Achille della formazione di Juric continua ad essere la difficoltà a finalizzare la mole di gioco prodotta unita alla sbavature difensive mostrate in ogni partita.
Così, pur soffrendo, la Roma ha retto di fronte alle iniziative granata e alla prima occasione ha colpito con il cecchino Abraham, smarcato da Zaniolo e puntuale nel concretizzare la verticalizzazione avviata da Mkhitaryan.
Dopo l'intervallo il copione della gara sembrava ricalcare quello recitato ventiquattrore prima nella partita fra juventini e bergamaschi. I giallorossi, forti del vantaggio, arroccati sulla difensiva e dediti a saltare il centrocampo torinista con lanci lunghi per favorire il contropiede e granata a mantenere quasi costantemente il controllo dell'iniziativa senza però riuscire a rendersi pericolosi.
L'occasione migliore capitava infatti sui piedi di El Shaarawy, mentre i coraggiosi cambi offensivi operati da Juric, così come il fiondarsi in avanti sui calci piazzati del portiere Milinkovic-Savic negli ultimi assalti, non sortivano gli effetti sperati e il Toro doveva suo malgrado stringere ancora una volta un pugno di mosche in mano.
Giovedì, nel posticipo della giornata infrasettimanale, i granata riceveranno l'Empoli, cliente insidioso rinvigorito dal derby toscano vinto in rimonta a spese della Fiorentina, contro cui bisognerà però tornare a muovere la classifica.
Fotografia: fonte Sky Sport.