Scatto salvezza del Toro. La Juve ribalta l'Udinese
Una Juve da encefalogramma piatto per ottanta minuti si aggrappa a due sussulti di Ronaldo, ribalta un'Udinese incredula quanto ingenua e resta in corsa per un posto nella volata Champions. Il Toro sente il peso della posta in palio, arranca, ma dopo un'ora riesce a fare breccia nel muro del Parma e incamera tre boccate d'ossigeno puro rilanciandosi verso il traguardo salvezza. Turno di campionato di sofferenza con lieto fine per le due rappresentanti del calcio sotto la Mole, che avevano un solo risultato a disposizione e l'hanno centrato entrambe.
Ancora una volta sconcertante l'avvio di partita dei bianconeri. Dopo avere lasciato nei primi dieci minuti l'iniziativa all'Udinese, si facevano sorprendere in maniera quasi comica sulla punizione battuta velocemente da De Paul che fruttava il vantaggio friulano siglato da Molina.
Dopodiché la squadra di Pirlo sembrava avere staccato mentalmente la spina, con le solite trame imbolsite per vie orizzontali che si arenavano di fronte all'accorto schieramento degli uomini di Gotti, i quali avevano vita facile a contenere e pungere di rimessa secondo il copione migliore che potessero aspettarsi.
Dalla Vecchia Signora, sempre più ingobbita nella giornata in cui cedeva definitivamente all'Inter lo scettro tricolore dopo nove stagioni irripetibili di successi, nessuno spunto e nessuna accelerazione pur variando gli interpreti in campo, indice di un'identità quest'anno mai trovata. L'unico brivido per i padroni di casa arrivava dall'incursione di testa in tuffo di McKennie su palla inattiva, che comunque non centrava lo specchio della porta.
Stesso andamento dopo l'intervallo, nonostante l'ingresso in corso d'opera di Kulusevski e Morata per Bernardeschi e Dybala, apparsi ancora più spenti del resto dei compagni. Imprecisioni nell'impostazione e poco nerbo, mentre la difesa veniva tenuta desta dalle ripartenze friulane, lasciavano presagire un altro pericoloso passo falso frutto di una prestazione che definire incolore sarebbe un eufemismo.
La dea bendata aveva però deciso di venire in soccorso di Madama e lo sventurato De Paul (forse il migliore in campo) allargava il braccio in barriera sulla punizione di Ronaldo (fino a quel momento non pervenuto), regalando al portoghese il rigore del pareggio. Riequilibrate le sorti dell'incontro la Juve si galvanizzava, mentre l'Udinese crollava anche mentalmente e veniva castigata dall'inzuccata di Ronaldo (complici Samir e Meret) imbeccato da una delle poche folate di Rabiot.
La squadra di Pirlo si trovava così in tasca tre punti insperati ed approfittava delle frenate dei rivali, mentre Ronaldo, tornato rabbiosamente cecchino, allungava in vetta alla graduatoria dei marcatori. Mai come in questo caso il risultato era l'unica cosa positiva della giornata, viatico non trascurabile in vista dello scontro diretto col Milan di domenica.
Contro l'agonizzante Parma il Torino si giocava nel posticipo del lunedì sera quasi un match point in chiave salvezza. I granata venivano inizialmente schiacciati dal peso della posta in palio e pur prendendo in mano l'iniziativa mostravano le loro ataviche difficoltà nel dover fare la partita. Giocate a strappi che faticavano ad essere incisive nonostante il generoso prodigarsi degli uomini di Nicola, i quali arrivavano anche a scheggiare la traversa con Ansaldi al tramonto della prima frazione.
I ducali dal canto loro confermavano l'ormai cronica sterilità offensiva e la retroguardia granata poteva dormire sonni relativamente tranquilli, sbrigando compiti d'ordinaria amministrazione. In apertura di ripresa il Toro aumentava la pressione caricando a testa bassa e poco oltre l'ora di gioco raccoglieva i frutti dei suoi sforzi con la più classica delle manovre d'aggiramento "da quinto a quinto", in cui Ansaldi (il migliore assieme a Belotti) centrava basso dalla sinistra per il facile tocco a porta vuota di Vojvoda (l'esultanza dopo il gol nella foto di Torinofc.it).
Svanita la tensione, i torinisti giocavano con la testa libera legittimando il vantaggio e solo la sfortuna sotto forma di palo e di gol annullato negava al capitano la gioia del meritato raddoppio. Un successo non è in stile granata se non è accompagnato dalla sofferenza, così nel finale la squadra di Nicola veniva colta dal "braccino" e rinculava troppo di fronte alla generosa pressione degli uomini di D'Aversa, che fino all'ultimo cercavano di rinviare il verdetto della retrocessione matematica. Il Toro manteneva però i nervi saldi e senza troppi patemi poteva esultare al triplice fischio dell'arbitro, allungando sul Benevento sotto lo sguardo benevolo degli Immortali il giorno prima dell'anniversario di Superga. Domenica un altro esame di maturità attenderà i granata nella trasferta di Verona.