La Juve regola il Sassuolo, il Toro si inchina alla capolista Milan
Torino che fa il passo del gambero e si scioglie davanti al ritrovato fuoco del Diavolo capolista, Juventus che porta a casa il risultato e poco altro di positivo dalla spinosa gara col Sassuolo. Molte ombre intervallate da rare luci per le due paladine del calcio subalpino, in un turno di campionato in cui hanno riproposto in maniera preoccupante i loro difetti più che le loro virtù.
A San Siro mister Giampaolo puntava di nuovo sul 3-5-2, bloccando la difesa con Izzo, Lyanco e Bremer, affidandosi a Singo e Rodriguez sugli esterni e cercando di alzare il tasso qualitativo a centrocampo proponendo Lukic e Gojak ai lati di Rincon, mentre Verdi doveva fluttuare tra le linee in appoggio a un Belotti rivelatosi nel corso della gara sempre generoso ma meno lucido del solito.
I granata commettevano l'errore di voler sfidare gli avversari alla pari, ma non riuscivano a reggere i ritmi dei giovani e pimpanti rossoneri, venendo spesso presi d'infilata come testimonia l'azione del vantaggio milanista siglato da Leao. Non pervenuta la reazione dei torinisti, troppo passivi e privi del nerbo necessario per rientrare in una gara virtualmente chiusa già dopo il raddoppio dal dischetto di Kessie (corretto nella circostanza l'intervento del VAR a richiamare l'arbitro dopo il contatto in area granata fra Belotti e Brahim Diaz). Unico sussulto ospite, la perla balistica su punizione di Rodriguez che s'infrangeva sulla traversa.
Dopo l'intervallo il tecnico granata cercava di dare più spessore al settore nevralgico inserendo Linetty per Gojak e dopo una ventina di minuti tornava all'amato 3-4-1-2 gettando nella mischia Murru e Zaza in luogo di Rodriguez e Izzo, con Verdi che diventava trequartista puro. Proprio Verdi era stato protagonista in precedenza dell'altro episodio chiave dell'incontro, ovvero lo scontro in area rossonera con Tonali dapprima sanzionato da Maresca con il tiro dal dischetto, quindi trasformato ancora su richiamo del VAR (giusta anche in questo caso la decisione) in fallo a favore del Milan.
Complice anche il rifiatare della squadra di Pioli, che comunque gestiva senza affanni il rassicurante vantaggio, il Torino riusciva a prendere in mano il controllo delle operazioni, ma non era quasi mai in grado di innescare gli attaccanti e creare pericoli alla porta di Donnarumma. Il triplice fischio sanciva così una sconfitta granata subita e quasi accettata in maniera fatalistica, con l'ulteriore rimpianto di avere regalato un tempo agli avversari.
La vittoria del Genoa ha rispedito il Toro in zona retrocessione e dopo la parentesi di Coppa Italia di martedì ancora contro i rossoneri al "Meazza", la banda di Giampaolo dovrà immediatamente tornare a fare punti sin da sabato nel cruciale confronto interno con lo Spezia.
Passi indietro anche per la Juventus (fotografia: Fantacalcio.it). Il Sassuolo, come risaputo, era avversario da affrontare con le molle, squadra che cerca sempre di produrre un calcio propositivo qualunque sia il contesto della gara. I bianconeri (domenica sera in tenuta blu in omaggio al marketing), schierati con l'ormai consueto 4-4-2 duttile, hanno incontrato difficoltà eccessive a fare breccia nell'accorto schieramento difensivo avversario, soprattutto a causa della lentezza della manovra (troppo compassati Arthur e l'indisciplinato Bentancur).
Quando riuscivano ad "allargare" i rivali con cambi di gioco e sfruttamento delle corsie esterne, vanificavano gli inserimenti offensivi centrali con clamorosi errori di mira, mentre la squadra di De Zerbi aveva buon gioco a farsi attaccare ed uscire dalla pressione con palleggio di qualità e ficcanti incursioni tra i reparti juventini, troppo spesso allungati.
Se da un lato gli infortuni in corso d'opera di McKennie, Dybala e Chiesa (rimasto stoicamente in campo dopo l'intervento killer di Obiang, che ha ricevuto il cartellino rosso solo dopo il richiamo del VAR al direttore di gara) erano una nuova tegola che cadeva su una rosa già falcidiata dalle assenze, dall'altro consentivano di mettere in luce la posizione tattica ideale di Kulusevski e Ramsey. Il giovane svedese si trovava a suo agio nel ruolo di seconda punta, dove con accelerazioni e verticalizzazioni per i compagni lasciava il segno sulla partita, specie nella seconda frazione. Il secondo si sdoppiava con profitto nel compito di mezzala che rifinisce e si inserisce, fino a togliere le castagne dal fuoco ai bianconeri a dieci minuti dal termine.
Una partita altrimenti bloccata veniva indirizzata sui binari juventini ancora da una prodezza individuale, che nella circostanza assumeva le fattezze del tracciante scagliato in rete da Danilo in apertura di ripresa. Qui la squadra di Pirlo tornava vittima dei propri difetti, staccava la spina abbassandosi pericolosamente e veniva punita dallo sfrontato cinismo di un Sassuolo che seppur in dieci non rinunciava a giocare, beffando con Defrel la poco coordinata e per nulla reattiva fase difensiva dei padroni di casa.
Raggiunto il pareggio i neroverdi osavano ancora di più cercando anche di vincere, ma a gioco lungo pagavano l'inferiorità numerica. La Juventus si ricompattava, tornava a premere e seppur fra scarsa lucidità e inspiegabili errori di mira, alla fine riusciva a sorprendere gli emiliani con l'incursione del gallese imbeccato da un Frabotta in crescendo e la galoppata di Ronaldo (unica luce in una nuova prestazione opaca del portoghese) lanciato da Danilo.
La sofferta quanto preziosa vittoria consente alla Juve di non staccarsi dal lotto delle inseguitrici del Milan e di presentarsi col morale alto alla prova della vertità di domenica sera in casa dell'Inter. Prima però, ci sarà da superare il turno di Coppa Italia mercoledì contro il Genoa.