Un weekend da dimenticare per le squadre torinesi di serie A
La giovane Signora non è ancora pronta per ballare in società e prendersi la ribalta che da blasone le compete, mentre il Toro, ingabbiato in uno sconcertante "vorrei ma non posso", è sempre più vittima dei suoi limiti e dei suoi errori continuando a vestire la maglia nera in una situazione che comincia a farsi preoccupante.
La ripresa del campionato dopo la parentesi delle nazionali ha riservato solo amarezze alle due rappresentanti del calcio sotto la Mole che, fra condizione ancora approssimativa, ricerca dell'identità tattica in divenire e defezioni forzate causa Covid, stentano a ingranare.
Sabato sera da archiviare in fretta alla voce "due punti persi" per la Juventus, che intascata la vittoria a tavolino contro il Napoli e in attesa del ricorso dei partenopei, è stata bloccata sul pareggio dalla matricola Crotone, la quale aveva finora pagato un dazio pesante alla nuova categoria, venendo sempre sconfitta.
Lo schieramento azzardato e sperimentale proposto da Pirlo non ha dato i frutti sperati. Il 4-4-2 "duttile" visto allo "Scida" è risultato macchinoso e privo di idee in fase di impostazione, venendo spesso preso d'infilata dalle verticalizzazioni dei calabresi e patendo oltremisura il pressing alto dei rossoblu, specie nella prima ora di gioco. Danilo, Bonucci e Demiral hanno faticato in maniera eccessiva a contenere gli scatenati e sbarazzini Simy e Messias (che parabola quella dell'ex Casale e Chieri!), sulle corsie esterne mal funzionavano, specie in ripiegamento, le catene Danilo-Chiesa e Frabotta-Portanova (per questi ultimi la buona volontà non si abbinava alla lucidità), mentre a centrocampo l'eleganza e la tecnica di Arthur e Bentancur non erano supportate dal ritmo e dal dinamismo necessari. In avanti guizzi di Kulusevski e mestiere di Morata, che ha fatto reparto da solo, specie quando i bianconeri sono rimasti in inferiorità numerica dopo la scellerata espulsione dell'esordiente Chiesa (foto jmania), ribadendo d'altro canto come la Juventus sia ancora troppo legata alle giocate dei singoli.
Per il resto le cattive notizie sono le stesse arrivate da Roma alla seconda giornata: eccessiva distrazione difensiva che ancora una volta ha causato una partenza ad handicap regalando un rigore agli avversari, scarsa reattività e determinazione nella prima frazione di gioco e foga agonistica incontrollata che ha costretto i bianconeri in dieci nella fase cruciale dell'incontro. E proprio qui, come già accaduto all'Olimpico, sono arrivate le note positive, fatte soprattutto di carattere che ha permesso di prendere in mano le redini dell'incontro e di sfiorare addiritttura la vittoria.
La fortuna, questa volta sotto forma di conclusione a fil di montante di Bentancur, palo interno con palla che finisce tra le braccia di Cordaz sulla girata di testa di Morata e millimetrico fuorigioco rilevato dal VAR che ha negato allo spagnolo il gol della vittoria, non è stata amica della squadra di Pirlo, aumentando il rammarico per una partita che avrebbe dovuto far sua affrontandola con piglio diverso e il cui esito allontana la Juve dal lanciatissimo Milan capolista.
Martedì primo esame europeo a Kiev, dove Bonucci e compagni, al di là delle assenze, dovranno dimostrare di essersi incamminati sulla strada che porta ad una precisa identità ed efficacia di gioco, specie su un palcoscenico che non ammette più titubanze.
Sprofondo granata per la squadra di Giampaolo, battuta in casa anche dal Cagliari e desolatamente ancora a quota zero in classifica. Sul terreno dell'Olimpico Grande Torino sono andati in scena i soliti, ormai strutturali, difetti del Toro. La fulminea partenza, con Lukic (positivo in posizione di trequartista) che sorprendeva la difesa sarda procurandosi il rigore dell'illusorio vantaggio trasformato da Belotti, veniva vanificata dalla prestazione svagata di una retroguardia dalla caratura insufficiente. Nell'azione del pareggio i giocatori di Di Francesco facevano il bello ed il cattivo tempo in area granata sino al tocco vincente di Joao Pedro, poi cominciavano ad imperversare sulle corsie esterne (Nandez migliore in campo), dove gli inguardabili Vojvoda e Rodriguez pativano le pene dell'inferno. Facile per Simeone ribaltare il risultato.
Il centrocampo torinista, ricco di quantita e fisicità quanto orfano di qualità, era lento nello sviluppare una manovra avvolgente ma priva di sbocchi ed in affanno nell'accorciare gli spazi sulle ripartenze in verticalizzazione degli avversari, venendo troppo spesso saltato.
Toro deludente ed intorpidito con il Cagliari che gestiva in scioltezza fino all'intervallo, quindi in apertura di ripresa l'estemporaneo cross di Vojvoda consentiva a Belotti (tra i pochi granata a salvarsi) di rimettere la situazione in carreggiata.
Il pareggio scuoteva la squadra di Giampaolo, che aveva una reazione più che altro nervosa, continuando però a farsi infilare sulle corsie esterne e venendo "tradita" anche dal monumentale Sirigu in occasione del definitivo 2-3 dell'opportunista Simeone. A nulla serviva la girandola di cambi operata dal tecnico granata in un finale di forcing generosa quanto confuso e improduttivo, con Cragno che negava a Belotti il miracolo in rovesciata.
Venerdì sera la trasferta in casa del Sassuolo contro una delle squadre più in forma del momento. L'impresa sembra proibitiva, ma il Toro ha il dovere di cercare di sbloccarsi, per non venire imprigionato troppo presto dalle sabbie mobili della zona retrocessione.