La Juventus batte l'Inter nel derby d'Italia giocato a porte chiuse
Nella giornata più surreale del calcio italiano, che va avanti a porte chiuse nonostante gran parte del Paese si fermi per l'emergenza Coronavirus, la Juventus torna agli antichi splendori, spazza via per la seconda volta in stagione l'Inter ribadendo il divario di caratura ancora presente tra le due squadre e si riprende la testa della classifica.
Una vera e propria lezione di tattica e personalità quella impartita dalla squadra di Sarri alla compagine di Conte. A differenza di quanto spesso accaduto nel recente passato, il tecnico bianconero si è affidato agli uomini più funzionali ed in forma, in grado di garantire in campo qualità di rendimento e rinnovate energie fisiche e, soprattutto, mentali. Sicuro tra i pali, anche nell'unica occasione in cui è stato impegnato, Szczesny, i centrali difensivi hanno annullato gli spauracchi Lukaku e Lautaro Martinez, con De Ligt finalmente pericoloso anche in attacco sui palloni alti. Prezioso il lavoro degli esterni bassi Cuadrado e Alex Sandro, che dopo la fiammata iniziale hanno contenuto con qualche difficoltà i dirimpettai nerazzurri Young e Candreva a cavallo delle due frazioni, crescendo inesorabilmente nel finale.
Dal settore nevralgico le note più positive per scelte e risultati ottenuti. Lasciato a riposo lo spento Pjanic, Sarri ha affidato la regìa ad un sempre più convincente Bentancur, supportato ai lati dal dinamismo di un Matuidi tornato inesauribile e dalla sagacia tattica di Ramsey, efficace negli inserimenti, a segno per la seconda gara consecutiva e calatosi anche nei panni di uomo assist.
Novità, o se la si vuole vedere sotto un'altra ottica ritorno all'idea originaria, per quanto riguarda il tridente offensivo, al centro del quale veniva schierato Higuain con la doppia funzione di occupare l'area e fungere da boa come trequartista, mentre Cristiano Ronaldo e Douglas Costa partivano secondo costume dall'esterno per accentrarsi e cercare la conclusione, con la carta Dybala in serbo pronta a spaccare la partita com'è poi avvenuto.
Altalenante l'andamento dell'incontro, con predominio iniziale di marca juventina grazie ad una circolazione veloce della palla e ad una maggiore ricerca della verticalizzazione, che solo le parate di Handanovic su De Ligt e Matuidi hanno inpedito di concretizzare. Dopodiché crescendo interista fino all'intervallo, con i nerazzurri che prendevano campo sfruttando in ampiezza il terreno di gioco e creando qualche grattacapo sulle fasce laterali agli avversari, in difficoltà nello scalare con le chiusure.
Il tema tattico si riproponeva in avvio di ripresa quando gli uomini di Conte continuavano a spingere, poi la Juve ritrovava lo smarrito cinismo e sbloccava il risultato col gallese sfruttando la passività della difesa ospite. L'episodio cambiava ed indirizzava definitivamente il corso della partita verso i bianconeri. L'Inter perdeva certezze, si rivelava incapace di reagire mostrando chiari limiti di personalità e si scioglieva come neve al sole, mentre la Juve riproponeva il suo volto granitico, spingeva alla ricerca della seconda rete grazie anche al coraggioso inserimento di Dybala e la trovava con una magia da cineteca del talento argentino da mettere in cima alla hit parade dei migliori gol del campionato. Sul doppio vantaggio la squadra di Sarri non accusava i "soliti" cali di tensione (forse anche pungolata dalla caratura dell'avversario e dall'importanza dell'incontro), rischiava una sola volta in difesa sullo svarione di De Sciglio ed inseriva il pilota automatico controllando la situazione in scioltezza sino al termine, conducendo in porto una vittoria pesantissima sulla cui torta è mancata, per questione di centimetri, solo la ciliegina del gol di Ronaldo.
Tornata a guardare tutti dall'alto, rinsaldata nelle proprie certezze con un tecnico che è riuscito a prendersi una piccola rivincita sui critici e dopo avere comunque offerto ai propri tifosi un paio d'ore di felice svago in un momento drammatico per l'Italia, la Juventus, al pari del Torino impelagato nella lotta per non retrocedere, attende ora sviluppi sul possibile proseguimento dell'attività. Martedì la Federcalcio dovrebbe decidere se bloccare il campionato (come è già successo per altri sport) o proseguire con le porte chiuse ammesse dal decreto governativo. La speranza è che dopo il grottesco tira e molla fra le parti cui si è assistito domenica, si giunga a una decisione univoca e condivisa.