La Juve ritrova la vetta, il Toro perde una grossa occasione a Verona
Un Toro shock fa restare il pranzo sullo stomaco ai suoi sempre più sconcertati tifosi, mentre la Juve, finalmente bella ed efficace, limita la pennichella domenicale al finale di partita dopo aver fatto un sol boccone dell'Udinese e assapora un corroborante digestivo serale offerto dalla distilleria viola che le consente di agganciare l'Inter al vertice della classifica.
Domenica ricca di emozioni per le due compagini torinesi di serie A. Nel mezzogiorno e mezzo di fuoco del Bentegodi va in scena una sfida di altri tempi. Mazzarri e Juric optano per due schieramenti speculari, con un modulo 3-4-2-1 che porta spesso gli interpreti a giocare con marcature a uomo a tutto campo ed offre costantemente l'opportunità di repentini recuperi palla e immediate ripartenze. I granata, brillanti, in continua crescita e sempre più convinti dei propri mezzi, dominano la prima frazione e la chiudono in vantaggio trascinati da un Ansaldi in forma strepitosa, mentre difesa e controcampo bloccano le iniziative veronesi e rilanciano le manovre a favore del dinamismo offensivo ben orchestrato da Berenguer e Verdi a supporto di Zaza.
In apertura di ripresa un colpo da biliardo dello stesso Berenguer e la stoccata di Ansaldi per la sua personale doppietta sembravano spalancare le porte ad una giornata di gloria e alla terza vittoria consecutiva granata, poi l'inspiegabile black out che vanificava tutto certificando come la squadra di Mazzarri sia ancora ben lontana dall'aver raggiunto la maturità. Il rigore, fiscale, ma ineccepibile a termini di regolamento, assegnato dal VAR per il tocco di braccio in area di Bremer e trasformato dal vecchio leone Pazzini, minava le certezze e mandava in tilt i torinisti, che si smarrivano incassando tre reti nel giro di un quarto d'ora, indice di una complessiva fragilità mentale prima ancora che difensiva. Vano nel finale l'ingresso di Belotti in un botta e risposta che durava sino al termine senza spezzare l'equilibrio raggiunto in maniera rocambolesca, che se da un lato ha divertito gli spettatori neutrali, dall'altro ha provocato l'ennesimo travaso di bile stagionale ai tifosi granata.
Sprazzi di "sarrismo" e tridente di qualità da stopicciarsi gli occhi in casa bianconera. Juve perfetta per settanta minuti contro la malcapitata Udinese. Di fronte ad un'avversaria propensa a difendere bassa e a rilanciare con verticalizzazioni alla ricerca delle punte invece di ripartite dalla difesa con trame manovrate, Sarri ha osato schierando assieme sin dal fischio d'inizio Ronaldo (foto Eurosport), Dybala e Higuain, chiedendo ai suoi di pressare alto con ritmi incalzanti e, una volta recuperata palla, di dare libero sfogo alla fantasia e a tutto il potenziale offensivo. I tre tenori juventini, ben supportati dall'orchestra, hanno messo in scena per tutto il primo tempo un'opera da "standing ovation" impreziosita dai due acuti di Ronaldo e da quello, giustamente annullato dal VAR, di Dybala, veri e propri inni alla tecnica calcistica e alla genialità da mostrare in tutti i settori giovanili.
Puntare sulla qualità e fare coesistere i giocatori dalla tecnica sopraffina e dalla caratura superiore paga, a patto di mantenere i ritmi alti e concretizzare il volume di gioco e le occasioni prodotte, dato che è quasi impossibile mantenere il piede pigiato sull'acceleratore per l'intera durata dell'incontro e, come è spesso accaduto alla Juve in questa prima parte della stagione, bisogna evitare di lasciare le partite "aperte" sino all'epilogo correndo il rischio di venire beffati e mandare a monte il lavoro svolto.
Contro i friulani i bianconeri torinesi sono stati buoni interpreti dello spartito e nella ripresa le variazioni sul tema di Dybala (traversa accarezzata) e Ronaldo (gran risposta di Musso e palo che ancora trema) avrebbero potuto rendere più pingue il bottino. Unico neo di un pomeriggio positivo sotto tutti gli aspetti il calo di tensione degli ultimi venti minuti, con troppe ripartenze concesse agli ospiti, i quali, scrollatisi di dosso il timore reverenziale e il torpore del primo tempo, non si sono fatti pregare a prendere d'infilata gli sbilanciati juventini.
Le parate di Buffon e le chiusure di Demiral e Bonucci sembravano aver garantito l'inviolabilità della porta, ma il tocco rapace di Pussetto (piazzato per ironia della sorte contro una difesa bianconera schierata "bassa"), rovinavano in parte la festa impedendo ancora una volta alla squadra di Sarri di chiudere l'incontro senza subire reti. Questo sarà l'aspetto fondamentale su cui lavorare per proseguire la corsa alla ricerca di traguardi prestigiosi su tutti i fronti.