Il Torino risorge a Brescia, la Juventus supera a fatica il Milan
Il Toro rialza la cresta trascinato dal “gallo” Belotti (fotografia: www.torinofc.it), la Juve mantiene la vetta della classifica con la “solita” vittoria di misura che scaccia anche i “mal di pancia” di un indisponente Cristiano Ronaldo. Le due torinesi fanno il pieno e vanno alla sosta per le nazionali rinfrancate e in linea di galleggiamento verso i propri obiettivi stagionali.
Iniziamo l'analisi in ordine cronologico dalla convincente prestazione del Toro sabato a Brescia. Partita quasi perfetta quella dei granata, cui per una volta tutto è filato per il verso giusto, episodi arbitrali compresi con buona pace delle teorie complottiste espresse nel recente passato in maniera neppure troppo velata dalla dirigenza. La casistica regolamentare ha nella circostanza sorriso ai torinisti e il capitano ha fatto il suo dal dischetto mandando in archivio la pratica dopo neanche mezz'ora di gioco. Al di là del doppio repentino vantaggio, la squadra di Mazzarri è finalmente riuscita a prendere e mantenere il controllo delle operazioni per quasi tutta la gara, proponendo una manovra lineare quanto efficace, con equilibrio tra i reparti, concentrazione e determinazione in ciascuno degli uomini impiegati in campo.
Un grosso passo in avanti dopo la reazione d'orgoglio mostrata nel derby, accompagnato da una concretezza offensiva che sembrava essere stata smarrita da tempo. La superiorità numerica per quasi un'ora di gioco ha senza dubbio agevolato il compito, ma a stupire in positivo sono state la solidità e la serenità mostrate nella gestione del vantaggio e la spietatezza nel colpire di rimessa chiudendo la contesa nella ripresa con il ritorno al gol di Berenguer, autore della seconda doppietta di giornata.
Unico neo in una prestazione pressoché da incorniciare il calo di tensione accusato dopo l'intervallo, che ha costretto un Sirigu in forma eccellente a fare gli straordinari per spegnere sul nascere le velleità di rimonta bresciane e garantire ai suoi un tranquillo finale di partita. La sosta consentirà a Mazzarri di proseguire nel suo lavoro, ricompattando e motivando ancora di più la squadra in vista della supersfida della ripresa contro l'Inter. Il cammino di risalita in classifica pare comunque essere ben avviato.
Capitolo Juventus. Una squadra stanca ed appannata dal “tour de force” di impegni ravvicinati è stata salvata in Champions e in campionato dai colpi di classe dei suoi campioni, che le hanno regalato due successi di fondamentale importanza per guardare con maggiore serenità al futuro. D'altronde l'ampiezza e la qualità della rosa sono tratti distintivi della squadra di Sarri, il quale ha dimostrato acume tattico, saggezza e personalità nel pescare dalla manica della panchina gli assi da calare in campo per risolvere la situazione, sacrificando sull'altare della ragion di stato calcistica la sua stella portoghese, irriconoscibile sia per l'atteggiamento e il rendimento in campo, sia per la reazione avuta dopo la sostituzione, non degna di un professionista del suo calibro e irrispettosa nei confronti di compagni di squadra e pubblico. La società bianconera secondo tradizione farà quadrato e ricomporrà, anzi, non farà nemmeno esplodere, il “caso”, ma la gestione di Ronaldo, se non ritroverà in tempi brevi una forma accettabile, si preannuncia parecchio complicata per i mesi a venire.
La giocata da flipper di Douglas Costa a Mosca e quella di Dybala contro il Milan sono gli unici due esempi di azioni “sarriste” riuscite in altrettante gare in cui avversari dinamici, concentrati e ben disposti in campo hanno messo in grande difficoltà gli juventini, ancora una volta troppo compassati e poco verticali nella manovra. Specie il Diavolo, nella sua migliore versione stagionale, ha fatto patire le pene dell'inferno alla Signora, con ritmo, chiusure efficaci, ripartenze di qualità e cambi di fronte, mancando però di precisione e “cattiveria” nel suo appannato centravanti Piatek. Per dipanare la matassa la Juve ha dovuto fare leva sulla personalità, sulla capacità di soffrire per mantenere la porta inviolata con il contributo fondamentale di uno Szczesny tecnicamente e stilisticamente impeccabile, sulla pazienza di aspettare il momento propizio per colpire e sulla determinazione a ricercare la vittoria fino alla fine, tenendo fede al suo risaputo “marchio di fabbrica”.
A gioco lungo i bianconeri sono stati premiati in entrambi i casi dal colpo del campione, con cui hanno sopperito per l'ennesima volta alla mancanza del tanto auspicato spettacolo. Per ora l'importante è vincere su tutti i fronti in cui si è impegnati, i cultori dell'estetica avranno modo, forse, di divertirsi in seguito.Adesso spazio alla Nazionale con il doppio impegno fra Bosnia e Armenia, dove si spera che la componente torinese con Bonucci e Bernardeschi da un lato, Belotti, Izzo e Sirigu dall'altro, riesca a lasciare il segno.