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Partenza ok in serie A per Juve e Toro

 

Juve vecchia fa buon brodo, Toro dapprima arrembante poi con qualche sofferenza di troppo - secondo una tradizione consolidata di cui i tifosi granata farebbero volentieri a meno - sino al lieto fine per due. E' iniziato per il verso giusto il nuovo campionato di serie A per le compagini torinesi, entrambe a segno nel turno inaugurale, seppur attraverso percorsi differenti.

L'analisi inizia, noblesse obblige, dai campioni in carica, tornati vittoriosi tra qualche luce e parecchie ombre dall'afoso quanto ostico catino parmigiano del “Tardini”, capace di riservare in passato di più di un'amarezza ai bianconeri (foto dal sito ufficiale del Parma). Stupisce solo in apparenza la scelta del convalescente Sarri e del suo braccio operativo Martusciello di affidarsi alla vecchia guardia. L'imperativo era strappare i tre punti nella tana dei biancocrociati, quindi spazio all'inossidabile coppia di centrali difensivi Bonucci-Chiellini, ad un centrocampo di sostanza con interpreti collaudati in cui spicca la rigenerazione di Khedira ed al tridente offensivo al momento più affidabile e funzionale.

Nuovi acquisti e relativi milioni spesi in panca, in attesa che gli ultimi arrivati entrino nei meccanismi (soprattutto mentali) della squadra, e “sarrismo” in stato embrionale limitato al possesso palla nella metà campo avversaria ed alla ricerca del fraseggio - fin eccessiva - mostrati nella prima frazione.

Note dolenti la mancanza di concretezza in fase offensiva (vero Ronaldo? Punito dalla legge del contrappasso sotto forma di VAR dopo essersi mangiato almeno due gol) che tiene pericolosamente il risultato in bilico sino al termine facendo sprecare una notevole quantità di energie fisiche e mentali, e il calo verticale di condizione atletica accusato nella ripresa.

Buona la prima, come si suol dire, che ha portato in dote la rete inviolata dopo la difesa allegra delle amichevoli ed in cui è bastata una zampata di capitan Chiellini unita a cinismo e concretezza, felici eredità della gestione Allegri. Sabato la controprova con il Napoli, quando si alzerà l'asticella.

Messi da parte la delusione della serata europea con il Wolverhampton e i capricci di mercato di Nkoulou, il Toro ha riversato in campo contro il Sassuolo tutta la sua voglia di riscatto e il suo mai sopito orgoglio. Prima frazione da stropicciarsi gli occhi per il pubblico dell'Olimpico Grande Torino, con granata arrembanti grazie ad intensità agonistica, fluidità di gioco e concretezza in fase offensiva, esaltate dall'intesa della coppia d'attacco Belotti-Zaza che ha portato con merito al repentino vantaggio. Bene anche lo sfruttamento delle fasce laterali e la difesa, sicura nonostante fosse giocoforza in uno schieramento inedito.

Battere il ferro finché è caldo, recita un detto popolare, e il Toro non si è sottratto al compito continuando a premere sull'acceleratore anche in avvio di ripresa, fino al raddoppio confezionato in casuale collaborazione dai due bomber. Aver messo l'ipoteca sull'esito della gara e le tossine rimaste nei muscoli dopo l'intenso confronto di tre giorni prima contro i lupi britannici, hanno portato al comprensibile, ma non giustificabile, calo accusato nell'ultimo quarto di gara. La rete di Caputo e la stanchezza hanno minato le certezze dei granata, in evidente riserva di energie e andati troppo spesso in affanno, salvati solo da un grande Sirigu, che ha ribadito a pieno titolo nella circostanza la sua candidatura ad essere titolare in azzurro.

Il triplice fischio ha fatto tirare un sospiro di sollievo a giocatori e tifosi (d'altronde se non c'è sofferenza non c'è Toro..) ed incamerati i primi tre punti stagionali l'attenzione si concentra ora sul ritorno dei play-off di Europa League di giovedì, dove la squadra di Mazzarri dovrà cercare con tutte le sue forze una complicata ma non impossibile impresa, e sul nuovo banco di prova di domenica sera sul campo della spumeggiante Atalanta.

 

 

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  Scritto da Luca Ceste il 26/08/2019
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