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Campioni si nasce, Bonucci si diventa

Pep Guardiola, nuovo allenatore del Manchester City, ha offerto una cifra importante (60 milioni di euro) alla Juventus per acquistare Leonardo Bonucci, 29 anni, 190 cm per 86 kg, 198 partite con i bianconeri e 12 reti segnate, al quale è stato garantito un ingaggio di 8 milioni di euro netti per cinque anni. Verrebbe così battuto il primato di 49,5 milioni pagato nel 2014 dal Psg al Chelsea per il difensore David Luiz. L’Europeo insegna. Vince il Portogallo privo di Cristiano Ronaldo infortunatosi all’inizio del match clou, dimostrando che chi si difende è più attrezzato di chi attacca. Ranieri, Simeone, Conte, Sampaoli in America e Santos in Europa, sono prevalsi con le loro squadre chiudendosi e aspettando le avversarie per poi colpirle in contropiede.

Guardiola non è improvvisamente diventato un cultore della difesa ad oltranza tanto in voga negli ultimi tempi, Bonucci gli serve per dare maggior consistenza e classe al reparto arretrato ma soprattutto perché è un centrale che sa impostare la manovra offensiva e dare qualità al gioco partendo dalle retrovie. Un pezzo pregiato del suo repertorio è lo splendido lancio di 40 metri a Giaccherini nel match Italia-Belgio all’Europeo dal quale scaturì il gol dell’1-0. Potrà sembrare un paradosso ma proprio l’offerta di Guardiola è la riprova che nelle grandi squadre c’è la volontà di continuare ad avere un gioco spettacolare e offensivo anche con il contributo dei difensori centrali, sempre che abbiano piedi da centrocampista, tempi da regista, e siano ottimi marcatori a zona e a uomo.

Giocatori di questa levatura giustificano pertanto onerosi investimenti. Diventa pertanto comprensibile spendere 25 milioni per un giovane promettente come Romagnoli che nel ruolo di centromediano ha dimostrato di avere grandi mezzi e ottime prospettive. I migliori difensori hanno raggiunto quotazioni astronomiche, le stesse che qualche anno fa avevano i più affermati trequartisti o i goleador più prolifici. Paradossalmente oggi è meno complicato sostituire Pirlo o Tevez piuttosto che Bonucci, pilastro della difesa ed eccellente distributore di gioco. Forse nei settori giovanili si dovrebbero prestare maggiori attenzioni alla formazione dei difensori il cui bagaglio non può prescindere dalla tecnica di base, dall’apprendimento e dal perfezionamento di sincronizzati movimenti nelle chiusure e nelle coperture difensive.

Bonucci prima di arrivare al top ha dovuto fare un lungo tirocinio. Nella Viterbese a 14 anni studiava da centrocampista e dopo due anni passa alla Berretti. L’allenatore ha un’intuizione: lo sposta in difesa. Nel 2005 emigra nelle giovanili dell’Inter ma non combina grandi cose per cui va in prestito per un anno e mezzo al Treviso e poi sei mesi al Pisa di Ventura. Il 29 giugno 2009 il Genoa lo acquista per 4 milioni, il 9 luglio lo ingaggia il Bari che poi lo riscatta. Nel 2010 viene ceduto alla Juventus. Per il suo cartellino la società bianconera tra annessi e connessi lo valuta 15,5 milioni. Ma anche qui non sono rose e fiori. Bonucci eccede nel palleggio e spesso quando esce dall’area palla al piede perde il controllo della sfera e provoca rigori ingenui creando non pochi imbarazzi. Giocate però che presuppongono innate capacità tecniche, sicurezza nei propri mezzi e coraggio. Altre componenti essenziali del suo repertorio, oltre al talento, sono il carattere, la personalità, la tenacia e la voglia di arrivare in alto. Emblematica una sua dichiarazione: «Ho fame e sono forte». Siccome nel bagaglio tecnico di Bonucci c’erano numeri da fuoriclasse valeva la pena educarlo e correggerlo. Con le intemerate di Conte, maestro di vita e di sport, Leonardo ha affinato testa e piedi. Non spreca più palloni e cerca sempre di costruire. In quel contesto dopo sofferti inizi e grazie ad allenatori molto preparati è diventato uno dei più forti e completi difensori in circolazione. Tanto da costruire insieme a Buffon, Barzagli e Chiellini, un reparto arretrato tra i più solidi del mondo.

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  Scritto da Tiziano Crudeli il 20/07/2016
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