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Lapadula, il Vardy di casa nostra

In Italia c’è un giocatore come Gianluca Lapadula26 anni, goleador delPescara con 30 reti in Serie Bche la prossima stagione potrebbe emulare la favola di Jamie Vardy che a 29 anni, dopo lunghi trascorsi nelle serie minori, nel Leicester è stato uno dei protagonisti della Premier. Il “Vardy di casa nostra” dopo tanto girovagare ha dimostrato di avere i requisiti per entrare anche nel novero dei bomber più prolifici del massimo campionato. Certo, la Serie A è più difficile ma come base di partenza il suo score è niente male. Gianluca Lapadula, 178 cm di altezza, è nato a Torino il 7 febbraio 1990 da padre pugliese e madre peruviana. E’ cresciuto in una famiglia di fiorai che abitava nelle vicinanze del Filadelfia. Il ragazzo ha fatto una trafila molto itinerante prima di imporsi. Più che incompreso, si è complicato da solo il suo cammino nel calcio. Gianluca, tifoso della Juventus, inizia a giocare nelle giovanili bianconere dove rimane per otto anni. E’ un buon giocatore ma un pessimo studente, e certi comportamenti non piacciono alla società. Col senno di poi Lapadula ammette: «La responsabilità di aver fallito nella Juventus è mia. A scuola sono stato un pessimo studente e per la società l’istruzione e i comportamenti scolastici erano importanti. L’ho capito dopo». La Juve lo spedisce in prestito alCollegno, poi al Treviso, alla Pro Vercelli e all’Ivrea per un totale di 22 presenze 0 gol. A 19 anni mentre gioca nell’Ivrea trova un estimatore in un osservatore del Parma che lo porta nella città emiliana, ma anche lì non convince e la girandola continua. Fa tappa all’Atletico Roma ma per sei mesi lo mettono fuori rosa. Il tour prosegue a Ravenna senza risultati pratici. A San Marino nella stagione 2011-2012 in C2 segna 24 gol in 35 partite. Il Cesena crede in lui e gli offre il salto in Serie B, ma nelle 9 presenze con la prima squadra non centra la porta e neppure si mette in luce. A gennaio è al Frosinone in Lega Pro. Niente da fare, Lapadula non sfonda. Ritorna a Parma senza aver convinto. Qualcosa di buono però c’è, almeno secondo i dirigenti emiliani che prima di liberarsene definitivamente lo dirottano in Slovenia nel Nova Gorica, una dependance del Parma. Nella squadra slovena, composta da 9 italiani su 11, l’allenatore Gigi Apolloni lo prova in un attacco a tre. I compagni di reparto sono Massimo Coda e Filippo Boniperti. E qui il nomade del pallone incomincia a salire sulla ribalta. Lui e Coda segnano rispettivamente 18 e 11 gol. Sembra fatta, ma la trafila partendo dal basso continua. Va al Teramo in Lega Pro. L’allenatore Vincenzo Vivarini sa valorizzare il suo organico, e soprattutto Lapadula che realizza 21 reti e confeziona 9 assist. Il Teramo è promosso in Serie B ma… per una presunta combine col Savona viene retrocesso in Lega Pro. Siccome al peggio non c’è mai fine, il Parma proprietario del suo cartellino fallisce e riparte dalla Serie D. Il Pescara lo acquista a parametro zero. Il destino, questa volta benigno, gli riserva un tecnico come Massimo OddoLapadula diventa una certezza e a suon di gol ripaga la fiducia del mister anche perché si integra perfettamente negli schemi e dialoga con compagni dotati di buona tecnica. Lapadula è un centravanti molto dinamico, forte fisicamente, sa dialogare bene con i compagni (10 assist stagionali e 19 in due stagioni), ha visione di gioco e tempismo negli inserimenti, può occupare con pari efficacia tutti i ruoli d’attacco, ha innato il senso del gol, sa muoversi senza palla e sa difenderla proteggendola col corpo, ha un sinistro di qualità, è abile sulle palle aeree, ha intelligenza tattica e continuità di rendimento. Di sé dice: «La mia prima qualità è quella di correre, di lottare. Insomma la mia prima qualità è la fame». Il traguardo raggiunto è arrivato dopo 10 stagioni in Lega Pro e diverse bocciature (che lo hanno fortificato), gli anni trascorsi a lottare sono certamente serviti a conquistare la fiducia in se stesso e quella degli altri. Nel suo processo evolutivo tre allenatori sono stati determinanti: in Slovenia Apolloni, a Teramo Vivarini, a Pescara Oddo.

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  Scritto da Tiziano Crudeli il 03/07/2016
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