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Dalla racchetta di legno alla Nasa

Migliorare il proprio fisico per garantire prestazioni sempre migliori, è l’unico modo per eccellere? Sicuramente senza il sudore non si arriva lontano, sia che giochi a calcio oppure a scacchi, bisogna allenarsi, ma è vero che la tecnologia, soprattutto negli ultimi dieci anni, ha compiuto quel balzo in avanti che rende la vita degli atleti un po’ più facile. Prendiamo in esame due sport: il tennis e il nuoto. Ciò che accomuna le due discipline, dal punto di vista tecnologico, è l’uso della fibra di carbonio. Basti sapere che, nel tennis, fino al 1970 il materiale più utilizzato per le racchette era il legno e per le corde il budello naturale. Ma sin dagli anni ’80 cominciarono ad essere usati anche altri materiali, come alluminio, grafite e fibra di vetro per poi passare a materiali straordinari ma costosissimi come il Kevlar e il Thermolon. Alle corde di budello si sostituirono le corde sintetiche che consentivano tensioni più alte che i nuovi telai, fatti coi nuovi materiali, potevano sostenere. Grazie all’utilizzo dei nuovi materiali fu consentito l’aumento dell’ovale della racchetta, consentendo il famoso “nuovo tennis”, fatto meno di voleè e colpi di piatto ma di potenza fisica, scambi faticosi e maggior spettacolo. Il materiale fondamentale che ha permesso tutto questo è la grafite: racchette in grafite pure costavano uno sproposito e quindi i maggiori produttori, come Wilson, abbassarono la quantità di grafite per aggiungere fibre sintetiche come il kevlar e la fibra di vetro. Ma i costi non diminuivano. E tutt’ora rimangono alti per una buona racchetta da competizione: la casa di produzione Wilson, quella che da la sua racchetta a Roger Federer, utilizza grafite e kevlar, ma ultimamente è passata all’hyper carbon (grafite e fibra di carbonio) e basalto: stesso principio delle fibre elencate prima ma più rigidità e risposta meccanica, a costi abbordabili. Come anticipato prima, anche il nuoto ha avuto enormi benefici dalla tecnologia. Michael Phelps dice, quando indossa lo Speed Lzr (un particolare costume): «Mi sento un razzo». Cerchiamo di capire perché. Nel 2008 fu messo sul mercato un costume realizzato con inserti di materiale plastico, non tessuto, che riduce di parecchio l’attrito con l’acqua. Il primo di questi costumi fu creato dalla Speedo: pensate che per creare lo Speedo Lzr ci furono tre anni di test sul costume e in collaborazione con la NASA. Insomma il nuoto negli ultimi dieci anni ha cambiato faccia e abito, tant’è che nei mondiali del 2008 sono caduti ben 18 record del mondo. A quanto pare il costume fa la differenza! [Giuseppe Aliano]

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  Scritto da redazione_piemonte il 29/05/2016
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